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Salve a tutti gli utenti e non di Blogger. Vi do il benvenuto su MovieCitySpecial, il sito che non delude mai!!! Qui troverete di tutto e di più, film vecchi ,nuovi in megaupload o altro... Tutti in buona qualità^^.. vi auguro una buona permanenza ciao!!!


venerdì 9 settembre 2011

Hereafter


Trama:
Marie Lelay è una giornalista francese sopravvissuta alla morte e allo tsunami. Rientrata a Parigi si interroga sulla sua esperienza sospesa tra luccicanza e oscurità, alienandosi fidanzato ed editore. Marcus è un fanciullo inglese sopravvissuto alla madre tossicodipendente e al fratello gemello, investito da un auto e da un tragico destino. Smarrito e ‘spaiato’ cerca ostinatamente ma invano di entrare in contatto con Jason, di cui indossa il cappellino e conserva gli amabili resti. George Lonegan è un operaio americano in grado di vedere al di là della vita. Deciso a ripudiare quel dono e a conquistarsi un’esistenza finalmente normale, George ‘ascolta’ i romanzi di Dickens e frequenta un corso di cucina italiana. Sarà proprio la “piccola Dorrit” dello scrittore britannico a condurlo fino a Londra, dove vive Marcus e presenta il suo nuovo libro Marie. L’incontro sarà inevitabile. George, Marcus e Marie troveranno soccorso e risposte al di qua della vita.

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L'ultimo dominatore dell'aria


Trama:
In un mondo fantastico dove pace e prosperità si reggono sull'armonia fra gli elementi della natura, quattro nazioni gestiscono il controllo di ognuno di essi: Nomadi dell'Aria, Tribù dell'Acqua, Regno della Terra e Nazione del Fuoco. L'equilibrio fra i quattro regni è garantito dall'Avatar, una figura in grado di comunicare con gli Spiriti del mondo e di reincarnarsi ogni volta nel corpo di un membro di una diversa popolazione. Quando l'Avatar scompare misteriosamente, il mondo diviene possesso della belligerante Nazione del Fuoco, che prima stermina tutti i Nomadi dell'Aria, poi sposta le sue mire verso le Tribù dell'Acqua. Un giorno, due giovani membri della Tribù, i fratelli Katara e Sokka, trovano durante una battuta di caccia un gigantesco mammut e un ragazzo intrappolati nel ghiaccio. Il giovane risponde al nome di Aang ed è l'ultimo sopravvissuto dei nomadi dell'Aria.
 La storia de L'ultimo dominatore dell'aria potrebbe benissimo essere tratta da uno dei fumetti che ossessionavano il personaggio di Samuel L. Jackson in Unbreakable. L'idea della predestinazione, le responsabilità dell'eroe e il peso dell'armonia del mondo, gravano sulle coscienze degli eroi di Shyamalan perfino da prima che lo Spider-Man di Sam Raimi vi intessesse sopra la sua tela. È per questo che, nel passare dalle fairy tales più oscure e autoriali a quelle improntate al blockbuster per l'infanzia, Shyamalan si è approcciato alla storia di un giovane bonzo incapace di accettare il suo destino di messia e si è addentrato nella mitologia pop di un cartone animato figlio della globalizzazione, dove le filosofie orientali confluiscono nello schema del romanzo di formazione occidentale. La matrice in questione si chiama Avatar (dal nome dell'incarnazione della divinità induista) e, curiosamente, è proprio nel tentativo di accostarsi all'estetica tecnocratica dell'omonimo film di James Cameron che L'ultimo dominatore espone i propri difetti. Difetti relativi agli eccessi di zelo di un autore impaurito dalle nuove tecnologie più che da fantasmi, alieni o forze oscure della natura; incapace di opporsi a un uso posticcio e autolesionista della stereoscopia o di tagliare il cordone ombelicale dei rimandi obbligati al Signore degli anelli.

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L'apprendista stregone


Trama:
L'eterna lotta tra Balthazar Blake e Maxim Horvath, stregoni una volta amici e poi rivali a causa (come sempre) di una donna il cui amore li ha divisi, dopo essersi dipanata per secoli tra incantesimi, trappole e prigionie in bambole russe è arrivata al giorno d'oggi a Manhattan, dove Balthazar ha trovato quello che probabilmente è la nuova incarnazione di Merlino. Il grande mago è stato il maestro di entrambi ed è l'unico a poter fermare la strega Morgana, che Horvath mira a liberare dal giogo cui l'ha costretta Balthazar. Certo, la nuova incarnazione di Merlino non è proprio quello che si direbbe un avventuriero, Dave infatti nasconde molto bene (anche a se stesso) i propri poteri e le proprie doti ed è più interessato a vivere una vita normale, magari con una ragazza, che a combattere maghi dal passato. Sarà necessario un lungo percorso di apprendistato presso Balthazar per scoprirsi erede di Merlino.
Come il titolo lascia intuire tutto nasce dall'omonima ballata composta da Wolfgang Goethe, poi diventata poema sinfonico grazie alle musiche di Paul Dukas e infine arrivata al cinema come segmento di Fantasia con protagonista Topolino (seguendo sia la storia di Goethe che le musiche di Dukas). Da questo spunto sempre la Disney ha ora deciso di trarre un lungometraggio, allargando la storia, inventando una mitologia, dei precedenti, altri personaggi e creando una trama in pieno stile disneiano (ovvero il percorso classico di un eroe che si scopre tale tra l'amore per una ragazza e la conquista del proprio ruolo). Non manca, ovviamente, la scena delle scope con uno score musicale che riprende e ricorda molto quello di Dukas.
Lo sforzo fatto purtroppo non nasconde la realtà dei fatti: L'apprendista stregone, è uno spunto allargato a dismisura, una storia slabbrata per quanto è stata tirata per le lunghe, seguendo pedissequamente ogni moda in materia di film d'azione e fantasia senza criterio. Dal montaggio esageratamente frenetico realizzato senza coscienza che impedisce di comprendere le scene più caotiche, fino alla fotografia a colori saturi e contrastati, tutto appare una scelta dettata dalla produzione e non dalla direzione. Non bastasse questo anche le scelte di casting contribuiscono a levare plausibilità al racconto, con la notevole eccezione di Jay Baruchel e Alfred Molina, il resto del cast suona fuori parte, svogliato e mal diretto. Da Nicolas Cage al piccolo ruolo di Monica Bellucci il film è un continuo trionfo del falso, dell'implausibile e del fuori parte.

Audio 10 - Video 10 
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Audio 9 - Video 9 
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Tron legacy


 
Trama:
Il giovane e ribelle Sam Flynn (Garrett Hedlund) è ossessionato dalla misteriosa scomparsa di suo padre Kevin Flynn (Jeff Bridges), un tempo noto come il più grande esperto sviluppatore di videogiochi del mondo. Indagando su uno strano segnale proveniente da un vecchio videogioco arcade creato dal padre, Sam si ritrova catapultato in un mondo virtuale dove Kevin è rimasto intrappolato per oltre 20 anni. Con l'aiuto dell'impavida guerriera Quorra (Olivia Wilde), padre e figlio s'imbarcano in un pericoloso viaggio attraverso il cyber-universo in cerca della salvezza.

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Step up 3


Trama:
Moose e Camilla, ex ballerini della Maryland School of Arts, arrivano a New York per frequentare l'università. Anziché presentarsi a lezione di ingegneria, però, il ragazzo si lascia immediatamente conquistare da un gruppo di ballerini di strada e finisce nel covo dei Pirati, la crew capitanata da Luke, che vive e si allena in un grande edificio industriale recuperato.
Tutto ansioso di proporsi come il primo film danzereccio girato in digital 3D, il terzo Step Up trascura colpevolmente la scrittura, candidandosi per i peggiori dialoghi della stagione. Svista inutile, per giunta, dato che la tridimensionalità, in questo caso come in troppi altri, nulla aggiunge e nulla toglie. Paradossalmente, anzi, la scarsa cura dei dialoghi, riducendo ogni scambio verbale ad una sorta di slogan (“dobbiamo vincere!”, “possiamo ancora farcela!”, “mi hai mentito!”), annulla il portato della tecnica e riporta il testo “a una dimensione”, quella di un fumettone cartaceo.
Chu, ex ballerino, ha avuto il merito fin dal secondo capitolo (il primo nelle sue mani), di curare invece molto le coreografie; ma, se nel lavoro precedente faceva entrare il ballo nel tessuto del film, così che allo stile della danza corrispondesse quello della regia, qui l'impianto è ben più fasullo ed elementare. L'obiettivo finale - un'esagerata world jam in cui, però, si sfidano due crew nate e cresciute nello stesso metro quadro - è il tirante unico e scontato della vicenda, punteggiata poi di “numeri” di livello e interesse diseguali. Traghettatore è Moose (Adam G. Sevani), che trasloca da Baltimora a New York City, personaggio indovinato, a metà tra il mondo in camicetta dell'università e quello in costume della scena underground, che avrà l'idea (letteralmente) illuminante, ma la scena romantica è tutta di Luke (Rick Malambri), aspirante regista nonché orfano dal cuore grande (questo è un tratto della franchise, non manca mai).
Il suo film nel film, che dovrebbe costituire l'idea stilisticamente portante di Step Up 3D è, a voler esser generosi, una scialba parodia di Rize, il film di LaChapelle sui krumpers del ghetto nero di Los Angeles, o, ad essere più onesti, il filmino dell'amatore liceale. D'altronde il film parla ai ragazzini e supplisce con le acrobazie ai limiti di una trama standardizzata, nudo archetipo del genere.

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Step up 2 - The streets


Trama:
Andy, la nuova arrivata alla Maryland School of the Arts, ha pochi mezzi ma un obiettivo fermo: partecipare a "the Streets", la più importante competizione di ballo hip-hop di Baltimora. Anche Chase, il ragazzo più ricco e concupito dell'istituto, sogna quella gara, per distinguersi dagli altri e sfidare le convenzioni della scuola. Insieme, vanno a caccia di talenti misconosciuti e formano una "crew", all'insaputa di Blake, fratello di Chase e rigido direttore della MSA.
Il soggetto di Step Up 2 sembra costruito sul riflesso del primo capitolo, come se anche la sceneggiatura fosse ricorsa ad uno specchio, elemento chiave della scenografia dei film sul ballo. Nel film diretto da Anne Fletcher, il protagonista era un ragazzo bianco proveniente da un ghetto di neri (Tyler/Channing Tatum), catapultato, per caso e per amore della prima ballerina, nel milieu della scuola d'arte, moderna versione dell'inarrivabile accademia newyorkese di "Fame". Qui, Andie viene dallo stesso quartiere, ha lo stesso viso pallido e la stessa grinta. Proprio grazie all'intercessione di Tyler, anche lei capita nella scuola d'élite e s'imbatte nel primo ballerino, ribelle e insoddisfatto. Se Tyler combatteva per essere ammesso, Andie lotta per non essere estromessa; se il primo portava la break-dance sui palchi dabbene, la seconda porta gli studenti dabbene per le strade buie di periferia. Ma, nonostante lo schematismo del plot, non c'è dubbio che il numero due si situi effettivamente un "passo" avanti rispetto alla pellicola apripista.
La regia passa nelle mani dell'esordiente Jon M.Chu e, se volessimo definire la sequenza d'apertura del film come il suo provino, dovremmo aggiungere che tanto basta per promuoverlo. Come nei migliori esempi del genere, la coreografia si fa scambiare inizialmente per realtà e la realtà si mescola con il palcoscenico virtuale di YouTube, svecchiando all'improvviso un intero universo. Il resto del film, purtroppo, non mantiene le promesse in quanto a stile, ma non mancano un paio di ottime coreografie, dall'assolo di Tyler, in testa, alla coreografia dei 410 (la prima crew di Andie) in coda.
La naturalezza delle interpretazioni di Robert (Chase) Hoffman e Briana (Andie) Evigan, e il simpatico gruppo di macchiette outsider che li affiancano in prospettiva del grande evento di street-dancing, fa sì che il film non viva soltanto dei numeri di ballo, ma abbia un'energia propria, indubbiamente suggerita dalla musica onnipresente e sabotata dalla prevedibilità di un copione che procede ancora una volta sul doppio binario dei due mondi opposti, troppo lontani l'uno dall'altro per non finire in un bacio appassionato.
Narrativamente meno attento alle dinamiche del ghetto e più incline alla commedia, il secondo Step Up, dunque, non è un passo falso, ma nemmeno un'acrobazia. 

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Step up


Trama:
Tyler Gage è un piccolo malfattore che, in seguito a un’irruzione notturna nella Maryland School of the Arts, viene condannato a un consistente numero di ore di rieducazione da trascorrere nell’Istituto. Qui incontra Nora, ballerina di danza classica che ha puntato tutto sul saggio finale che potrà segnare in modo determinante il suo futuro. I due, pur provenendo da mondi diversi (o forse proprio per questo) provano un feeling immediato sia sul piano del sentimento sia su quello del ballo. Tyler, con la street dance in cui è abilissimo, conquista subito il cuore e le gambe della ragazza.
Periodicamente il cinema torna sul tema della danza, un argomento che consente di sfiorare il musical senza dover investire i capitali che il genere richiede al cinema. In questo caso Anne Fletcher è al suo primo film ma ha una grande esperienza come coreografa, alla sceneggiatura c’è Duane Adler che ha lavorato su Save the Last Dance e il direttore della fotografia è lo stesso di Fame. Con queste professionalità a disposizione Step Up ottiene il risultato che ci si attende da questo tipo di film.
Tanta musica (molta ‘street’ e poca classica), agili performer e un va e vieni tra sale prova e strade di periferia in cui si tenta di imparare i passi della vita ritmati talvolta dalle esplosioni delle pistole. I due giovani protagonisti, forse in questo caso aiutati dal doppiaggio, sono atletici e innamorati quanto basta per sostenere una storia che però è forse un po’ troppo poco ‘dirty’ per far accettare il ‘dancing’ dal pubblico adolescente più smaliziato.

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